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    Studio Biogem ipotizza nuovi collegamenti tra ormoni tiroidei ed invecchiamento ovarico

    L’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo potrebbero influenzare la funzionalità della riserva ovarica, determinando l'infertilità femminile. A evidenziare questo collegamento sono varie ricerche bibliografiche, eseguite dal laboratorio “Geni e Ambiente” di Biogem, diretto dalla professoressa Concetta Ambrosino, con la partecipazione della post-doc Danila Cuomo, della Texas A&M University, e confluite in un articolo, dal titolo “Thyroid Hormones and Functional Ovarian Reserve: Systemic vs. Peripheral Dysfunctions”, pubblicato sulla rivista ‘Journal of Clinical Medicine’. Nella pubblicazione, a prima firma Marco Colella, sono riassunte, in particolare, le conoscenze sul ruolo degli ormoni tiroidei (THs), e sull’azione che esercitano nel controllo dell'invecchiamento ovarico.“Fattori genetici e non genetici, come l'invecchiamento, e fattori di stress ambientali (basso apporto di iodio, esposizione a interferenti endocrini)” – sottolinea Marco Colella – “possono alterare la sintesi di Tiroxina (T4) e di Triiodotironina (T3) da parte della tiroide, mentre il livello periferico di T3 viene controllato da enzimi tessuto-specifici (deiodinasi), recettori e trasportatori, che garantiscono l'omeostasi dei livelli di ormone nei diversi organi”.‘’Dall’analisi critica degli articoli presi in esame – afferma infine Marco Colella - emerge la necessità di uno sforzo maggiore per sviluppare modelli animali innovativi, tra i quali lo zebrafish (Danio rerio), grazie ai quali poter comprendere il ruolo degli ormoni tiroidei nella fertilità e nell’invecchiamento ovarico precoce’’.

     

    Ettore Zecchino

    Studi di biologia computazionale su cancro pediatrico al seminario UniNa

    Le ultime prospettive di ricerca su sette tumori cerebrali infantili e una più approfondita comprensione della loro biologia funzionale saranno al centro del prossimo seminario di biologia computazionale dell’Università di Napoli, in programma venerdì 9 aprile, e sponsorizzato da Biogem. Ne parlerà Francesca Petralia, ricercatrice presso l’Icahn Institute of Data Science and Genomic Technology, Mount Sinai (New York) , che ha già eseguito un'analisi proteogenomica completa e su larga scala su questi tumori. Lo studio e’ stato effettuato nell’ambito del programma  Clinical Proteomic Tumor Analysis Consortium (CPTAC), supportato dal National Institute of Health (NIH) americano.

    Si tratta, in particolare, di uno studio che supera i confini istologici tradizionali, per scoprire la biologia fondamentale dei tumori cerebrali pediatrici, e le relazioni con il microambiente tumorale. L’utilizzo della proteomica e fosfo-proteomica in questo studio multi-omico su larga scala aggiunge informazioni funzionali, che aiutano a guidare gli sforzi traslazionali.

     

    LOCANDINA

     

    Ettore Zecchino

    Farmacovigilanza e biomarcatori epatici al seminario degli ex allievi di Biogem

    Gli ultimi sviluppi della ricerca sulla sicurezza dei farmaci e la prospettiva concreta di un test diagnostico per malattie epatiche attraverso il respiro, sono gli argomenti prescelti, rispettivamente da Valentina Chiusolo e da Giuseppe Ferrandino, per il seminario di ex allievi Biogem, in programma il prossimo 9 aprile. Si tratta di temi di dirompente attualità, visto il disorientamento ancora forte dell’opinione pubblica per il caso Astrazeneca. L’obiettivo del seminario, introdotto dal direttore scientifico di Biogem, Giovambattista Capasso, e presieduto dal direttore del Centro di Saggio dell’istituto irpino, Edoardo Stradella, è proprio quello di infondere maggiore fiducia nella farmacovigilanza, un'attività che contribuisce fortemente alla tutela della salute pubblica, ma ancora poco nota al grande pubblico, nelle sue dinamiche specifiche. Un’attività condotta ad alto livello da Valentina Chiusolo, che, dopo ulteriori esperienze universitarie a Ginevra, attualmente ricopre il ruolo di safety scientist per vari clienti e diversi prodotti farmaceutici e Rrp (Prodotti a rischio ridotto) per UBC (United Biosorces Corporations).
    Di più, nell’auspicio del professore Gennaro Marino, direttore dell’area Formazione di Biogem, si cercherà di incoraggiare un collegamento più diretto tra farmacovigilanza e diagnostica clinica. Occasione offerta, in particolare, dagli studi di Giuseppe Ferrandino, approdato a Cambridge come translational scientist presso Owlstone Medical, dopo anni a Yale e a Dresda, sulla possibilità di individuare nel fiato di una persona biomarcatori predittivi di una malattia epatica, come il limonene, con le sue alterazioni. Prospettiva interessante per la speranza di allargare le possibilità diagnostiche ai primi stadi di patologie talvolta molto gravi, ma in quella fase ancora curabili. L’eventuale risultato sarebbe inoltre ancor più apprezzabile, vista la metodica indolore seguita per ottenerlo, a fronte delle invasive biopsie epatiche, attualmente imprescindibili.

    LOCANDINA

     

    Ettore Zecchino

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