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    Biogem affina metodo per tracciare prodotti lattiero-caseari

    Lo studio, realizzato nel Laboratorio di Produzione di Proteine e Anticorpi dell’Istituto arianese, diretto dalla dottoressa Alessandra Fucci, rientra nell’ambito del progetto regionale FORMlife, relativo alla sperimentazione di prodotti innovativi per la valorizzazione e produzione in ambito lattiero-caseario. I risultati sono stati presentati nei giorni scorsi, a Zungoli, dalla ricercatrice di Biogem, Assunta Riccio, nel corso di un convegno introdotto dal presidente della Cooperativa Agricola Molara, Genesio De Feo, capofila del progetto.

    ‘’L’obiettivo raggiunto dalla nostra ricerca – dichiara la dottoressa Riccio – è la messa a punto e la validazione di una metodica standardizzata per consentire il tracciamento e l’autenticazione dell’origine del latte e dei suoi derivati’’. ‘’Un risultato – precisa Riccio – ottenuto dall’analisi molecolare su campioni di latte e formaggio, provenienti da diversi allevamenti afferenti alla Cooperativa Agricola Molara, con l’aggiunta di campioni di latte di controllo, provenienti da altre aziende’’.

    Il convegno, coordinato dall’agronomo Italo Santangelo, ha potuto contare sulla relazione della professoressa Laura De Martino (Università degli Studi di Salerno), responsabile scientifica del progetto, e sui saluti istituzionali, tra gli altri, del direttore GAL IRPINIA, Vanni Chieffo e della numero uno di Coldiretti Avellino, Veronica Barbati.

     

    Ettore Zecchino

    Biogem collabora a uno studio nazionale sul tumore al pancreas

    La ricerca, pubblicata sul ‘Journal of Translational Medicine’, riguarda nuove prospettive terapeutiche per l’adenocarcinoma duttale pancreatico (PDAC). Lo studio è stato coordinato dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e Università Cattolica del Sacro Cuore, con la guida dei ricercatori Carmine Carbone e Antonio Agostini, del gruppo di Oncologia Medica del professore Giampaolo Tortora. Alla ricerca hanno inoltre partecipato l’Istituto Oncologico di Candiolo (Torino) e l’Università di Verona. Il contributo di Biogem è consistito, essenzialmente, negli studi in vivo sui modelli murini realizzati nello stabulario arianese da Luca Roberto ed Ilaria Guerriero, vincitori di un bando interno per giovani ricercatori.

    ‘’Il principale obiettivo di questo lavoro – precisa la dottoressa Ilaria Guerriero - è stato identificare nuovi bersagli per terapie non tossiche che migliorino l’efficacia di gemcitabina e nab-paclitaxel (Gem/Txl), attuale trattamento di prima linea del PDAC (adenocarcinoma duttale pancreatico), efficace solo in meno del 30% dei casi, circa la metà dei quali ad elevato rischio di sospensione, a causa della sua elevata tossicità’’. ‘’Nel nostro lavoro – continua la dottoressa Guerriero - abbiamo accertato che il farmaco talniflumato è in grado di inibire GCNT3 sia in vitro sia in vivo in esperimenti su organoidi umani e murini, bloccando l’eccessiva sintesi e glicosilazione di alcune proteine, chiamate mucine. Negli stadi più avanzati della malattia, le mucine formano una barriera fisica che impedisce alle cellule immunitarie di riconoscere quelle tumorali e rende difficile l’efficacia dei chemioterapici’’. ‘’L’aspetto più interessante – chiarisce ancora la ricercatrice di Biogem - è aver dimostrato che, in modelli murini di PDAC, il talniflumato è in grado di migliorare significativamente l’efficacia della terapia Gem/Txl, impedendo la formazione della barriera immunosoppressiva di mucine’’.

    ‘’Questi risultati – scommette il dottore Luca Roberto - aprono la strada per un nuovo approccio nel trattamento del PDAC, attualmente la terza causa di mortalità correlata al cancro tra gli adulti nei Paesi sviluppati, con una sopravvivenza mediana di pochi mesi e una sopravvivenza a 5 anni inferiore all’8%’’. ‘’Un approccio che – ribadisce lo stesso Roberto – in un futuro non lontano potrà avere un impatto diretto nella pratica clinica’’. 

     

    Ettore Zecchino

    Biogem Talniflumate PDAC

    Il violino di Giuseppe Gibboni a Biogem Musica

    Sarà uno degli strumenti ‘romantici’ per eccellenza, suonato dal salernitano Giuseppe Gibboni, vincitore appena ventenne, nel 2021, del prestigiosissimo “Premio Paganini” di Genova, il protagonista della terza serata di Biogem Musica, rassegna inserita nel cartellone annuale delle Due Culture, ideata e diretta dal maestro Nazzareno Carusi. Il concerto, in programma giovedì 14 dicembre alle ore 18 e dedicato alla memoria dello storico della musica Paolo Isotta, si svolgerà ad Ariano Irpino, nell’Aula Magna ‘Emanuele’ di Biogem, e prevede l’esecuzione di brani di Johann Sebastian Bach (Sonata n.1 in Sol minore, BWV 1001), Niccolò Paganini (Capricci nn. 1, 5, 13, 15, 21, 24), Eugène Ysaÿe (Sonata n.6 in Mi maggiore, op. 27 A) e Alfred Schnittke (“A Paganini”).

    Il giovane interprete della serata, capace di conquistare, appena ventenne, la giuria e il pubblico della 56esima Edizione del celebre “Premio Paganini” di Genova nell'ottobre 2021, unanimemente considerato tra i più importanti concorsi violinistici al mondo, è stato il primo violinista a riportare all’Italia il prestigioso riconoscimento, dopo 24 anni, aggiudicandosi nella stessa occasione anche il premio del pubblico e due premi speciali per la migliore interpretazione dei “Capricci” e del “Concerto per violino e orchestra” di Paganini. A seguito di questa vittoria, l’oggi ventiduenne musicista ha iniziato una prestigiosissima carriera concertistica, debuttando - eseguendo il “Concerto per violino e orchestra” di Ciaikovsky - con l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e suonando, in breve tempo, in molte tra le più prestigiose sale del mondo.

    Nato e cresciuto in una famiglia di musicisti, Giuseppe Gibboni è stato allievo del padre Daniele, prima di frequentare il Conservatorio di Salerno. All’età di 14 anni è stato ammesso all’Accademia “Stauffer” di Cremona, nella classe di Salvatore Accardo, violinista e didatta dal nome leggendario. Si è poi diplomato all'Accademia Chigiana di Siena e, dopo un perfezionamento di cinque anni all’Accademia Perosi di Biella con Pavel Berman, ha studiato al “Mozarteum” di Salisburgo con Pierre Amoyal.

    Suona il violino Stradivari “Auer, Benvenuti” (1699), che gli è stato messo a disposizione da una fondazione tedesca, e il violino Stradivari “Jupiter” (1722), in prestito dalla Nippon Music Foundation. In qualità di vincitore del “Premio Paganini”, ha infine avuto l'opportunità di suonare il “Cannone”, il celeberrimo strumento di Niccolò Paganini, costruito da “Guarneri del Gesù” nel 1743.

    Nazzareno Carusi, direttore artistico di Biogem Musica e dello stesso “Premio Paganini”, ha detto di Gibboni essere «un ragazzo capace di sommare, all’estremo talento, l’estrema bellezza della sua umanità. E questo si riflette a perfezione sul suo far musica».

     

    Ettore Zecchino

     

    BIOGEM MUSICA GIUSEPPE GIBBONI HD 2

    Da ricerca Biogem-Vanvitelli speranze di una nuova terapia per la sindrome Fanconi-Bickel

    Una nuova terapia per combattere la sindrome Fanconi Bickel. La speranza arriva dallo studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Translational Medicine, realizzato dal gruppo di ricerca del Laboratorio di Nefrologia Traslazionale di Biogem e Università Vanvitelli, guidato da Francesco Trepiccione, e riguarda una malattia ultra-rara, nota anche come Glicogenosi 11.

    La nuova terapia, basata sulla somministrazione di un farmaco già in uso per il diabete mellito, è il frutto di un lavoro di sperimentazione realizzato nei laboratori di Biogem e offre nuove prospettive per i pazienti che sono esposti, nelle prime fasi della vita, a una disfunzione renale e ad un alto rischio di ipoglicemia severa e poi a problemi di accrescimento osseo e complicanze elettrolitiche, quali acidosi metabolica e ipopotassiemia.

    ‘’Un modello di questa malattia – spiega il professore Trepiccione - è stato generato nei topolini dello stabulario di Biogem e si è notato che in alcune cellule del rene, chiamate del tubulo prossimale, il glucosio, normalmente riassorbito, viene intrappolato e convertito in glicogeno, che, accumulandosi, mima l’effetto di una grossa spugna all’interno della cellula, rigonfiandola e alterandone severamente molte funzioni’’.

    ‘’Dopo aver capito, anche grazie a sofisticate apparecchiature in dotazione a Biogem (come la microscopia multifotoni), perché il rene si ammala – rivela Trepiccione - abbiamo avuto l’intuizione di preservare queste cellule, somministrando un farmaco, già in uso per il diabete mellito, che riduce la loro capacità di riassorbire ulteriore glucosio e quindi di intossicarsi (gluco-tossicità). I risultati ottenuti sono stati così promettenti che abbiamo traslato la nostra ricerca, applicandola ad un paziente affetto dalla sindrome di Fanconi-Bickel e seguito nell’ambulatorio di tubulopatie rare del Policlinico Vanvitelli’’.

    ‘’Dopo tre mesi di trattamento – conclude il ricercatore della Vanvitelli - abbiamo osservato il miglioramento di alcuni indici e soprattutto l’assenza di eventi avversi che ne sconsigliassero l’utilizzo. Migliorava in particolar modo la fosforemia, fino a livelli difficilmente raggiunti con la terapia elettrolitica suppletiva del paziente. Ancora una volta le attività di ricerca frutto della collaborazione Biogem-Vanvitelli si pongono al fianco di pazienti certamente ‘rari’, ma da oggi, probabilmente, un po' meno soli’’.

     

    Comunicato Biogem-Università Vanvitelli

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