I protagonisti delle due culture

    ANTONINO ZICHICHI

    ANTONINO ZICHICHI

    Pluripremiato scienziato di fama internazionale, autore di importanti scoperte ed invenzioni, oltre che di numerosissime ricerche e pubblicazioni di grande impatto, Antonino Zichichi è uno dei maggiori fisici viventi. Più volte al vertice di alcune tra le più prestigiose istituzioni scientifiche nazionali e internazionali, il professore Zichichi è tra l’altro un maestro dell’alta divulgazione scientifica. Noto al grande pubblico anche per alcune coraggiose posizioni controcorrente, ha dedicato una vita a far conoscere Galileo Galilei e la portata della rivoluzione scientifica da lui realizzata. Da sempre amico di Biogem, ha partecipato a ben tre edizioni delle ‘Due Culture’ (2010, 2015 ,2018).

    Professore Zichichi, qualche giorno fa è morto Michael Collins, il terzo astronauta dell’Apollo 11, ‘l’uomo più solo dell’Universo’ (l’unico dell’equipaggio a non scendere sulla Luna, costretto a pilotare l’astronave madre nel lato nascosto del nostro satellite). Quali ricordi ha di quella straordinaria notte?

    Lo sbarco sulla Luna è stato il punto di arrivo di una straordinaria stagione di conquiste tecnologiche, e, soprattutto, scientifiche. La vera Scienza, infatti, è quella che si riesce a realizzare con esperimenti nei nostri laboratori. Non occorre passeggiare sulla Luna, o su Marte, per fare Scienza.

    Esistono davvero le stelle di anti-materia?

    La loro esistenza è assolutamente plausibile, ma non è stata ancora dimostrata in laboratorio.

    Ci può esplicitare il suo pensiero sulla pandemia da COVID-19 e sul virus che l’ha generata?

    Dico solo che, anche in questo ambito, molto lontano dal mio, dobbiamo applicare, in modo estremamente severo, il metodo scientifico.

    A proposito di metodo scientifico, conferma la sua posizione un po’ controcorrente, sulla responsabilità diretta dell’uomo sul riscaldamento globale ?

    Confermo, e, proprio per questo, ritengo che si debba studiare ben più a fondo un tema di tale importanza.

    Lei è un ammiratore di Biogem, ma non considera ‘scientifica’ la rivoluzione darwiniana. Come la mettiamo con i suoi tanti amici biologi?

    Mi dispiace, ma la arcinota rivoluzione darwiniana non ha alcuna equazione, né alcuno esperimento fondamentale a sostegno di ciò che è entrato a far parte della Cultura dei nostri tempi.
    Lei arriva a Dio su base logica, rifiutando l’idea del caos come origine e guida di tutto, ma cosa la porta al Dio della Bibbia?

    Dio fa parte della sfera trascendentale della nostra esistenza.     

    Ha conosciuto vari papi, sviluppando una particolare sintonia spirituale con Giovanni Paolo II. Ci può parlare di questo capitolo della sua esistenza?

    Si deve a lui la magistrale definizione di Scienza e Fede come entrambi doni di Dio. Si badi bene, regalo, non conquista. Un concetto molto responsabilizzante per uno scienziato.

    Se la matematica è l’unica scienza esatta, non è forse la regina delle scienze?

    In realtà, la matematica è il linguaggio della Scienza.

    Quali i suoi rapporti con la filosofia?

    I filosofi sono pensatori, il loro percorso è parallelo a quello degli scienziati, che, invece, verificano in laboratorio l’esattezza di una tesi.

    Nella sua Erice ha fondato un importante centro di ricerca scientifica, intitolato al grande Ettore Maiorana. Cosa dedicherà ad Archimede?

    L’istituto di Erice è una delle pochissime realtà al mondo che ha davvero ospitato, in diverse occasioni, numerosi scienziati degni di questo nome. Archimede è stato un gigante dell’antichità, un vero e proprio precursore del sommo Galileo Galilei. Su entrambi ho scritto libri appassionati.

    Quale è il suo parere sul meeting settembrino di Biogem, al quale ha partecipato per ben tre volte?

    L’ho apprezzo molto perché rappresenta un contributo fondamentale per innestare la scienza nella cultura cosiddetta ‘moderna’.

     A molti è nota la sua amicizia con Federico Fellini. Ci può svelare qualche retroscena sul film da fare insieme mai realizzato?

    L’ho conosciuto in una conferenza. Siamo subito diventati amici, e più volte abbiamo fantasticato di realizzare insieme un film per svelare i retroscena delle scoperte scientifiche. Per i molti nostri impegni abbiamo fatto trascorrere vanamente tanto tempo prezioso. Un vero peccato, perché il film sarebbe stato un grande contributo alla importante sfida di rendere la scienza un architrave della Cultura Moderna.

    La musica apre la mente?

    Per Enrico Fermi la musica era rumore. Non tutti i cervelli, neppure quelli di uomini geniali, riescono a trasformare quello che noi chiamiamo rumore in suoni armonici, cioè musica. Da scienziato sono molto interessato a questo aspetto, come uomo apprezzo molto la musica.

    Professore, lei è stato ed è una colonna del CERN, ma da siciliano a Ginevra come se la passa?

    Benissimo.

    I fisici sono uomini di pace, nonostante la bomba atomica?

    La grande Scienza è sempre pacifica, e tali erano i fisici del mondo democratico che riuscirono a realizzare una bomba nucleare, chiamata atomica solo per un compromesso terminologico, come ho spiegato in diverse conferenze. Da quella scoperta, sono derivati tantissimi sviluppi scientifici e tecnologici. E il Progetto Manhattan è un esempio tra i più importanti di interdisciplinarietà scientifica.

    In passato ha raccontato di un diretto coinvolgimento tecno-scientifico di Patrick Blackett, suo maestro e Premio Nobel per la Fisica nel 1948, a supporto dell’esercito britannico durante la Seconda Guerra Mondiale. Ce lo può dettagliare?

    Fu tutto un trionfo di calcoli di probabilità ed equazioni, applicati nella grande battaglia navale del Mediterraneo. Essenzialmente, Blackett convinse lo Stato Maggiore alleato a rischiare l’impiego contemporaneo dell’intera flotta. Ne seguirono la liberazione di Malta dall’assedio nazista, e la decisione, da parte degli alleati, di attraversare l’Italia, partendo dallo Stretto di Messina, e non da Napoli. Un grande regalo per la Sicilia, liberata dai nazifascisti, e un punto di svolta cruciale per le sorti del conflitto. Ero un ragazzino, che leggeva di queste battaglie navali sul ‘Corriere dei Piccoli’. Ricordo ancora mio padre, anti-fascista convinto, esultare per ciò che aveva saputo realizzare Blackett, Grande Ammiraglio della Marina Britannica, Premio Nobel, e Lord. Cresciuto, ho appreso i dettagli direttamente da Blackett, e, chi vuole, può leggere un mio libro sull’argomento.

    Per caso ha un pizzico di nostalgia della Sicilia?

    Assolutamente no, anche se la porto sempre dentro di me.

    La fortuna ha un peso nella scienza?
    Senza lo squillo di un telefono in un palazzo vuoto, molti decenni fa, non avrei mai potuto raccogliere l’invito per un congresso mondiale di fisici, in programma l’indomani a Pisa. Non partecipando a quel convegno, non avrei esposto la soluzione a un problema all’epoca irrisolto nella comunità dei fisici. Non sarei stato preso, giovanissimo, all’Imperial College di Londra. E non avrei conosciuto, all’esordio della mia carriera, i tanti straordinari scienziati che hanno ispirato i miei primi passi nel mondo della grande fisica.

    In definitiva, chi può dirsi veramente scienziato?

    Solo chi ha al suo attivo, almeno una scoperta o un’invenzione riproducibile in laboratorio. Siamo purtroppo pieni, di tanti, sedicenti scienziati, che non hanno mai scoperto, né inventato alcunchè.

    A quale sua scoperta o invenzione è particolarmente legato?

    A nessuna in particolare. Sono tutte parti essenziali di un unico percorso di ricerca scientifica, sancita da dimostrazioni in laboratorio. Vorrei piuttosto insistere su questo rigoroso concetto di Scienza, da me sempre sposato.

     

    Ettore Zecchino


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