I seminari di Biogem

    Gli ultimi sviluppi della ricerca sulla sicurezza dei farmaci e la prospettiva concreta di un test diagnostico per malattie epatiche attraverso il respiro, sono gli argomenti prescelti, rispettivamente da Valentina Chiusolo e da Giuseppe Ferrandino, per il seminario di ex allievi Biogem, in programma il prossimo 9 aprile. Si tratta di temi di dirompente attualità, visto il disorientamento ancora forte dell’opinione pubblica per il caso Astrazeneca. L’obiettivo del seminario, introdotto dal direttore scientifico di Biogem, Giovambattista Capasso, e presieduto dal direttore del Centro di Saggio dell’istituto irpino, Edoardo Stradella, è proprio quello di infondere maggiore fiducia nella farmacovigilanza, un'attività che contribuisce fortemente alla tutela della salute pubblica, ma ancora poco nota al grande pubblico, nelle sue dinamiche specifiche. Un’attività condotta ad alto livello da Valentina Chiusolo, che, dopo ulteriori esperienze universitarie a Ginevra, attualmente ricopre il ruolo di safety scientist per vari clienti e diversi prodotti farmaceutici e Rrp (Prodotti a rischio ridotto) per UBC (United Biosorces Corporations). 
    Di più, nell’auspicio del professore Gennaro Marino, direttore dell’area Formazione di Biogem, si cercherà di incoraggiare un collegamento più diretto tra farmacovigilanza e diagnostica clinica. Occasione offerta, in particolare, dagli studi di Giuseppe Ferrandino, approdato a Cambridge come translational scientist presso Owlstone Medical, dopo anni a Yale e a Dresda, sulla possibilità di individuare nel fiato di una persona biomarcatori predittivi di una malattia epatica, come il limonene, con le sue alterazioni. Prospettiva interessante per la speranza di allargare le possibilità diagnostiche ai primi stadi di patologie talvolta molto gravi, ma in quella fase ancora curabili. L’eventuale risultato sarebbe inoltre ancor più apprezzabile, vista la metodica indolore seguita per ottenerlo, a fronte delle invasive biopsie epatiche, attualmente imprescindibili.

    Ettore Zecchino

     

    Le nuove, avanzate frontiere, raggiunte dalla ricerca scientifica grazie ai progressi di una nuova disciplina, sono al centro del seminario Quo vadis Bioinformatics? organizzato da Biogem, con la partecipazione di tre ex studenti, oggi ricercatori in altrettanti centri di ricerca europei. L’incontro, presentato dal professore Gennaro Marino, responsabile area Formazione di Biogem, si propone di fare il punto sulle attuali applicazioni di questa scienza in biologia e in medicina, provando a coglierne le prospettive e le sfide nei prossimi decenni. 
    Alla dottoressa Simona Aufiero, Senior Bioinformatic Scientist presso l’Università di Medicina di Amsterdam, è riservato un focus sullo sviluppo di strumenti bioinformatici e modelli di intelligenza artificiale in ambito cardiologico. 
    Fabiola Curion, ricercatrice alla Oxford University, partendo dal suo percorso all’interno della biologia computazionale, ha il compito di raccontare le sfide che attendono i giovani ricercatori che si affacciano allo studio di Big Data e Single Cell Data analysis.
    La bioinformatica come disciplina di mediazione culturale per eccellenza è infine al centro della testimonianza di Carmelo Laudanna, attualmente bioinformatico presso il gruppo Stem Cell and Cancer dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina, a Barcellona.

    Il convegno, in programma nella ormai consueta modalità in streaming, si avvale della partecipazione attiva del vice-direttore scientifico e responsabile del Laboratorio di Bioinformatica di Biogem, Michele Ceccarelli, creatore, nel giro di dieci anni, di una vera e propria scuola di bioinformatica, affermatasi internazionalmente, dagli Stati Uniti all’Europa. La rassegna seminariale di Biogem potrà quindi contare, nei prossimi mesi, sulla partecipazione di altri ex-allievi del professore Ceccarelli, attualmente impegnati in importanti centri di ricerca in Italia e nel mondo.

    Ettore Zecchino

    Una ricerca sull’inibizione di un fattore di trascrizione associato alla regolazione dell’autofagia, chiamato Fosl2, come strategia di protezione dallo scompenso cardiaco, sarà alla base del secondo seminario dedicato da Biogem ai suoi ex alunni. Ne parlerà Mara Stellato, attualmente impegnata in altri settori di ricerca presso la casa farmaceutica AstraZeneca, a Cambridge, già laureata in Scienze e Tecnologie Genetiche nel centro di ricerca irpino, e dottorata all’ospedale di Zurigo.

    Il convegno verterà, in generale, sullo scompenso cardiaco, ovvero l'incapacità del cuore di contrarsi (sistole) e/o di rilasciarsi (diastole) in maniera adeguata a fornire ossigeno ai tessuti e agli organi. L’attenzione sarà posta, in particolare, sulla fibrosi del miocardio, una condizione patologica caratterizzata dalla presenza di tessuto cicatriziale, che rende la muscolatura più rigida e meno contrattile. Di qui la necessità di approfondire il ruolo dei fibroblasti, la cui iperattivazione è all’origine di questo squilibrio, determinato dalla produzione di un eccesso di fibre di collagene. 
    Gli studi di Mara Stellato, nell’ambito della ricerca all’Università di Zurigo, mostrano, in particolare, che l’attivazione dei fibroblasti cardiaci è causata in parte da autofagocitosi o autofagia, un meccanismo di rimozione selettiva di componenti citoplasmatici danneggiati, che ne permette la degradazione e il riciclo. Bloccando il marcatore Fosl-2, il processo dell’autofagia si riduce, così come l’attivazione dei fibroblasti, proteggendo il miocardio dalla formazione di tessuto cicatriziale. Seguendo questa strada potrebbe quindi ridursi il rischio di scompenso cardiaco, una patologia che attualmente affligge circa 23 milioni di persone nel mondo. 
    Il seminario, dopo i saluti del presidente di Biogem, Ortensio Zecchino, sarà introdotto dal professore Giuseppe Pacileo, direttore dell’Unità Scompenso cardiaco e cardiologia riabilitativa presso l’Ospedale Monaldi di Napoli, e si avvarrà anche della testimonianza di un paziente. A fare gli onori di casa, il professore Geppino Falco, responsabile del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo a Biogem.

    Ettore Zecchino

    Parte da Barcellona, con la dottoressa Valeria De Nigris, l’omaggio che tanti ex allievi di Biogem renderanno al centro di ricerca irpino, alla base delle loro carriere felicemente decollate. Il ciclo di incontri rientra nella rassegna ‘Oltre le Due Culture’, attualmente in corso, e spalmata su tutto il 2021.

    L’approfondimento, nella consueta modalità in streaming, verterà sul diabete, patologia ormai ‘epidemica’ con i suoi 460 milioni di casi attualmente censiti nel mondo, studiata per oltre dieci anni dalla dottoressa De Nigris, che, dopo la laurea magistrale in Scienze e Tecnologie Genetiche, ha poi conseguito il dottorato in Biomedicina, presso l’Università di Barcellona.

    Valeria De Nigris ha lavorato  principalmente nel campo della ricerca biomedica, coordinando diversi progetti iberici e internazionali. Quella contro il diabete è infatti una sfida collettiva, per l’impatto sanitario devastante prodotto su scala mondiale da questa patologia, con le sue frequenti complicanze vascolari e cardiache, ma anche per le notevoli ricadute sociali ed economiche in agguato. Una battaglia sempre più importante nell’attuale, lunga fase epidemica da Covid 19, capace di amplificare notevolmente il tasso di pericolosità del male in questione.

    Il seminario, introdotto dal direttore scientifico di Biogem, Giovambattista Capasso, si aprirà anche ad alcune tra le ultime frontiere della ricerca, incentrata sugli inibitori della dipeptidil-peptidasi IV (classe di farmaci orali utilizzati per il trattamento del diabete mellito di tipo II), e sull’impiego nella diagnosi precoce e nella terapia degli esosomi (complessi lipo-ribo-proteici che modulano le comunicazioni tra i diversi organi). 
    Verrà tuttavia rimarcato che malgrado i progressi delle terapie moderne, il diabete rimane ancora una patologia di non facile gestione e richiede, da parte del paziente, un impegno costante sugli obiettivi di cura, come l’attività motoria, l’attenzione alla dieta, nonché il controllo sistematico della glicemia e di tutti i fattori di rischio cardiovascolari associati

    I seminari degli ‘alumni’ di Biogem proseguiranno nel mese di marzo con gli interventi, da Cambridge, della dottoressa Mara Stellato (Astra-Zeneca), e ancora da Barcellona, del dottor Carmelo Laudanna (IRB).

    Ettore Zecchino

    Saranno un sindacalista altirpino, in lista d’attesa per un trapianto renale da cadavere, e due suore cattoliche missionarie, donatrice e ricevente di un trapianto renale da vivente, i protagonisti del prossimo seminario stagionale della rassegna ‘Oltre le due culture’ , organizzato dal centro di ricerca Biogem di Ariano Irpino . Ad affiancarli, i professori Paolo Rigotti e Lucrezia Furian, chirurghi dell’Azienda Ospedaliera dell’Università di Padova e autori dell’operazione. L’incontro, introdotto dal presidente di Biogem, Ortensio Zecchino, e coordinato dal direttore scientifico del centro arianese, Giovambattista Capasso, partirà da una disamina approfondita sul rapporto, solo recentemente intensificatosi, tra oncologia e nefrologia, per poi immergersi nella trapiantologia. Una disciplina, quest’ultima, da molti considerata la più compiuta medicina personalizzata di cui si dispone oggi, capace di dar vita a una cura salvavita e sempre calata sulle esigenze e caratteristiche specifiche del paziente. Un’esperienza che porta con sé inevitabili conseguenze ‘psicologiche’, non sempre approfondite a dovere. Di qui l’idea, appassionatamente portata avanti dal professore Capasso, di coinvolgere tre testimonial, in grado di trasmettere sensazioni autentiche e quasi in tempo reale, sulla condizione emotiva di chi offre e riceve un organo, e con esso, la vita. Come nel caso delle due consorelle, ma anche di un uomo che prolunga l’esistenza di un organo altrui clinicamente morto, ospitandolo nel proprio corpo, rinato a nuova vita. Un grande atto d’amore, ma anche di scienza, destinato ad alimentare la speranza di altri pazienti.

    Un sogno, ormai alla portata di molti, ma, a volte spezzato, come dimostrerebbero i tanti studi attestanti un netto incremento della mortalità per cancro dei ‘trapiantati’ rispetto al resto della popolazione. Il seminario approfondirà questa problematica, allo stato affrontabile con successo solo a seguito di un miglioramento della prevenzione e, in generale, della diagnostica precoce. I trapiantati sono infatti gravati da un sistema immunitario più fragile, e, per questo sono meno assoggettabili a cure farmacologiche impegnative, come quelle contro i tumori in stadio avanzato. Nei loro confronti , quindi, si impone una strategia di prevenzione molto più attenta e approfondita.

    Biogem, fortemente impegnato in questo settore , soprattutto con il professore Giovambattista Capasso e con il laboratorio di Nefrologia Traslazionale da lui coordinato, può farlo, potenziando la diagnostica tradizionale (esami del sangue e delle urine), ma anche estendendo la ricerca del male, utilizzando il proprio, consolidato Know how nello studio dei micro-RNA. Da questi stessi studi potrebbero inoltre venir fuori nuove ipotesi terapeutiche.

    Biogem si candida quindi a diventare centro di riferimento nazionale per la ricerca avanzata nel campo della trapiantologia e delle sue complicanze.

     

    Ettore Zecchino

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